Gioca Giuè

Il blog di videogiuochi che non stavate aspettando altro

Tutto sommato quella di un videogiocatore è una vita tranquilla. Quante volte siamo stati accusati di condurre una vita sedentaria, lontana dall’attività fisica e dalla fatica in generale? Praticamente sempre. A volte però, capita che alcuni titoli ci devastino così tanto nello spirito e nel corpo da provare stanchezza reale, neanche avessimo sollevato due confezioni da 6 di acqua Egeria.

Egeria, la più pesante delle acque

Da un po’ di tempo sto conducendo una ricerca su quali siano stati i giochi più frustranti nella storia del videogioco classico e moderno.

Per i miei articoli precedenti avevo fatto quasi totale affidamento alle risorse della rete, un click di qua e uno di là e si trovavano pagine e pagine contenenti informazioni utili e meno utili. Questa volta non è stato facile.

A quanto pare non esiste, in rete, una letteratura esauriente sui giochi frustranti. I motivi possono essere molti, quello che è frustrante per me potrebbe non esserlo per altri. E dov’è il confine tra difficoltà elevata e frustrazione? Mi piace pensare che non se ne parli per non rivivere il dolore provato giocando ad un videogame che ci ha chiesto tempo e fatica e che in cambio non ci ha datto un bel niente.

Insomma questa volta ho dovuto fare tutto da solo, intervistare videogiocatori accaniti e chiedergli quale fosse il gioco più frustrante che avessero giocato. Raccogliendo tutte le informazioni e mettendoci un po’ del mio, questi sono i titoli che più sono saltati fuori durante le interviste. La premessa necessaria da fare è che andando in ordine cronologico potrebbe non essere comprensibile il livello di frustrazione, alcuni titoli andranno contestualizzati.

Pac Land

Se avete saltato a piè pari la premessa ora vi starete chiedendo perché questo coglione comincia la lista con un gioco in cui si usa un pulsante solo? La risposta è semplice, perchè Pac-Land è il gioco dello Dimonio. Uscito nel lontano 1984 per poi ripresentarsi sottoforma di rom per MAME, questo titolo orrendo ha tolto quasi tre anni di vita a mio cugino, che ne giocava una perversa versione per Commodore 64.

In questo gioco la palla gialla corre per paeselli e foreste saltando qua e là ed evitando i suoi acerrimi nemici fantasmini. Niente di strano fino a qui, se non fosse che andando avanti nel gioco uno degli ostacoli da superare è la piscina col trampolino. Questo ostacolo per essere superato richiede il movimento ossessivo spacca joystick “destra-sinistra/destra-sinistra” (la Lega protezione dei Joystick dedicò numerose fiaccolate in memoria delle vittime) e più si va avanti più lunga diventa la piscina, insomma una tortura da girone dantesco.

Arkanoid

Vacanze di Pasqua 1989. Il piccolo TS si trova in settimana bianca con i suoi genitori, il bellissimo albergo dove soggiorna ha una piccola sala giochi al piano inferiore. Dopo aver passato la giornata a sciare era un piacere andare in quel sotterraneo per spendere qualche 200 lira. Una sera si mette pazientemente in fila per giocare ad Arkanoid quando all’improvviso il tipo che sta giocando davanti a lui scatta furiosamente e salmodiando un porca Madonna epico dà un pugno sulla parte superiore del cabinato (quella col nome del gioco, per intenderci) che va in frantumi ferendogli la mano. Era la prima bestemmia che io avessi mai sentito, avevo 7 anni e questa è una storia vera. Sul gioco non mi dilungo più di tanto perché se non conoscete il livello di frustrazione provocato da Arkanoid non state vivendo una vita retta.

Wonder Boy

Per parlare di Wonder Boy bisogna introdurre la definizione di gioco uterino. Esiste una categoria di videogames giocabili esclusivamente da chi non ha il cazzo. Non per veste grafica o altro, è che proprio gli uomini non riescono a giocarci. Wonder boy è un gioco uterino, da quando frequento le sale giochi non ho mai visto un uomo “vincere” contro Wonder Boy. Io ci ho provato, non arrivavo neanche a metà del secondo livello che già dovevo andare a spicciare altre monete. Ma vederlo giocato da una ragazza era un’altra cosa, riuscivi a vedere livelli bellissimi, colorati, e pensavi: ma che cazzo, se ce la fa lei. E allora rimettevi i soldi ma questa volta morivi prima di arrivare al secondo livello. A questo aggiungiamoci anche che la musica è da esaurimento nervoso.

Dragon’s Lair – Space Ace

Quando vedevo giocare qualcuno a Dragon’s Lair o Space Ace rimanevo sempre affascinato dalla fluida sequenza di immagini che avevo davanti. Un cartone animato avventuroso e frenetico veniva pilotato da un giovane giovine. Devo provarci, il gioco ha un solo pulsante (enorme campanello d’allarme vd. Pac-Land) e lui non fa che muovere la levetta a destra e sinistra. Piccolo stolto Te Sbundle, non si fa in tempo a mettere la monetina che già dovete muovervi come dei forsennati,  DESTRA, DESTRA, SU, HO DETTO SU, morto. GAME OVER INSERT COIN 

Ghost n’ Goblins – Ghouls n’ Ghosts

Uno dei giochi più amati di sempre, la saga del cavaliere coi mutandoni ha segnato per sempre la mia esistenza di videogiocatore. Se contiamo l’ammontare di monete che questo gioco mi ha preso dalle tasche (dalle tasche di papà, a dirla tutta) credo si riesca ad ottenere il prodotto interno lordo dello Swaziland. GnG metteva a dura prova i riflessi ma soprattutto i nervi, a causa di ovvi difetti tecnici per cui un salto in cui noi riponevamo fiducia poteva non andare a buon fine perché quel lembo di terra su cui avremmo dovuto atterrare comodamente aveva deciso di sparire o semplicemente di non accogliere il nostro atterraggio. Inutile dire quante bestemmie spese ogni volta che si rompeva l’armatura d’oro o di smeraldo, va beh proseguiamo.

La classica camminata della vergogna in mutandoni

Kid Icarus

Giuro che non l’ho messo per omaggiare il nostro blasonato autore, tuttavia uno dei titoli più ricorrenti nella mia brevissima ricerca è stato Kid Icarus. A quanto pare i possessori di NES (non io, ho avuto un’infanzia scevra da console, ero un bimbo molto triste) hanno sudato lacrime e sangue per portare a termine questo gioco dall’aspetto angiolettoso ma dall’anima corrotta. Nonostante l’elevato livello di difficolta e momenti di frustrazione questo titolo ha saputo ritagliarsi un posticino nel cuore dei giocatori fino a diventare una delle tante icone Nintendo, bravo Pit, ora puoi andare a schiantarti al suolo.

Pang

Forse uno dei giochi più nonsense della storia. Due tizi armati di arpione decidono di viaggiare intorno al mondo per scoppiare dei palloncini enormi fino a farli diventare minuscoli e infine disintegrarli. Se durante i primi livelli vi sembrerà di giocare col Didò, basterà avanzare di poco per passare dei momenti veramente brutti. Dopo esservi fatti il culo scoppiando più o meno un centinaio di palloncini, ecco che ne arriva uno minuscolo che voi non avevate visto e siete fottuti, tutto questo in loop infinito. E mentre siete impegnati ad evitare nugoli di micropallocini killer una domanda vi bloccherà la mente facendovi puntualmente sbagliare, ma perchè cazzo sto giocando a questo gioco del cazzo?

Pang, il gioco dove devi rompere le palle

Sword of Sodan

Quando uscì su Amiga ci fu un vero e proprio delirio. Non si parlava d’altro che di SoS, hai visto che grafica della madonna? Mai vista una grafica così! Er pupazzo prende tutto lo schermo. Sì, ma il gioco? il gioco è una merda, si deve camminare dritti e falciare orde di nemici che avanzano ordinati in fila indiana  e,  poiché  non si può sorpassarli o eseguire manovre tattiche, l’unica soluzione è trovare il crack per avere vite infinite e andare avanti, così, mestamente.

Prince of Persia (1989)

Il primo episodio della fortunata serie Prince of Persia aveva una grafica a dir poco spartana, effetti sonori brutti e un personaggio principale vestito male,  eppure non ci si riusciva a staccare. Correre a perdifiato in livelli tutti uguali (ad eccezione di quelli gialli dentro al palazzo), in cui perdersi era facile, morire per cadute, affettamenti, cadute, smembramenti e ancora cadute era facilissimo. Una gara contro il tempo per salvare una tizia in pigiama che parla con un topo, no dico, ma vi rendete conto o no?

Una delle schermate più ricorrenti in Prince of Persia

Shadow Of The Beast II

Forse il gioco più difficile che io abbia mai giocato. Catapultato in un mondo più che ostile, senza nessun indizio su cosa fare dove andare o con chi parlare, la nostra unica speranza è camminare pregando di aver preso la strada giusta e di non farsi falciare dagli attacchi che provengono da qualunque oggetto presente sullo schermo, senza contare che una volta morti il gioco dovrà ricaricarsi, con dei tempi di caricamento che oscillano tra i 4 e i 6 minuti. Bestemmie assicurate, ma con molto, molto stile. Considerate che io Sotb II l’ho visto finito solo grazie a questo video.

Immortal

Un altro dei titoli spuntati fuori a sorpresa durante la faticosa ricerca è stato Immortal. Sarò sincero, non ci ho mai giocato e non ne avevo sentito parlare prima di scrivere l’articolo. Stando alle testimonianze, questo gdr isometrico sarebbe il padre spirituale di Demon’s Souls (tranquilli, ci arriviamo dopo). Una storia solida, bei personaggi, bella grafica, atmosfera cupa (molto splatterosa) e un sistema di comandi progettato da una scimmia antropomorfa hanno permesso di rovinare la vita di molti.

Mirror’s Edge

Di questo gioco ho solamente provato la demo una volta. Di potenziale ce n’era davvero tanto ma purtroppo l’hanno avuta vinta dei controlli macchinosi (che rendevano impossibile godersi a pieno l’esperienza acrobatica in prima persona) e Asia Argento.

Demon’s Souls e Dark Souls

A volte nei licei quando un professore è davvero bastardo la sua fama sconfina dalla sezione di appartenenza e si diffonde per tutta la scuola. Tu non avrai mai a che fare con quel professore, ma in cuor tuo sai che è un bastardo. E’ questo il caso della coppia Demon’s Souls e Dark Souls. Io non ci ho mai giocato ma il passaparola è stato talmente virale che perfino mia nonna sa che per giocare a Demon’s e Dark Souls ci vogliono due coglioni così. Un gioco pensato per l’odio collettivo, in cui si maledice chi ti piomba in partita per rubarti le anime mentre tu stavi solamente pascolando nei boschi. Un salto sbagliato, un combattimento finito male vi può far perdere svariate ore di gioco e di vita. Questa coppia d’acciaio rappresenta l’Everest videoludico, perchè gli alpinisti scalano l’Everest? Semplice, perchè è lì.

Siamo quasi in chiusura ed io mi sono dimenticato di fare una precisazione doverosa. I titoli di cui ho parlato fino ad ora erano giochi nati per essere giocati che loro malgrado portavano il giocatore a livelli di frustrazione estrema. Esiste invece una categoria di videogiochi che nascono proprio con l’intento di causare un esaurimento nervoso a chi è davanti allo schermo, ed è a quest’ultima che appartengono i prossimi titoli.

Nonna Sbundle ne sa

Super Meat Boy

Impersoniamo un lembo di carne che deve salvare la sua fidanzata dal temibile Dr.Fetus. Il gioco è un platform velocissimo in cui si rischia la vita ad ogni salto, il rischio in realtà è praticamente una certezza.

The Impossible Game

La nuova frontiera dei giochi indie ha portato dei sadici programmatori a sviluppare il gioco più difficile mai realizzato. In TIG comandiamo un quadrato lungo una linea cosparsa di ostacoli, mentre una musica discohousetecnotronic ci accompagna. Grazie ad un video trovato su internet riguardante TIG mi è venuta l’ispirazione per questo articolo, molti di voi lo conoscono già, per chi non lo ha mai visto qui di seguito c’è il link.

I wanna be the guy

L’ultimo titolo della carrellata lo metto io, poiché nessuno degli intervistati lo ha menzionato. Si tratta di un odioso giochino facilmente reperibile in rete in cui un omino deve superare una serie di stanze che pullulano di trappole mortali. Una distrazione e siete fatti. Io non riesco ad andare oltre la seconda schermata, guardo e riguardo video su youtube ma senza alcun risultato. L’unico motivo che può spingere un essere umano in questa impresa sono le migliaia di citazioni che i programmatori hanno sparpagliato per tutto il gioco, vi invito a visionare i video perché di giocarci non ve lo chiederei.

Adesso vado a giocare a Chefville che almeno là vinco.


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