Gioca Giuè

Il blog di videogiuochi che non stavate aspettando altro

Questa recensione vuole essere una capsula del tempo. Ma non quel genere di “capsule del tempo” che si vedono in film-cazzoni tipo Terminator. Più quel genere di “capsule del tempo” che si vedono in film cazzoni come Letters to Juliet.

Si perché tratterò di un gioco che è un cult in pectore, e quindi vorrei rivolgermi a tutti quei lettori spocchiosi del futuro, che trovandosi in una nerd-conversazione futuribile trattante tutte le opere di Kojima, risponderanno al loro interlocutare con un poco convinto”c-certo che lo conosco…” quando si arriverà al titolo in questione, per poi digitarlo/pensarlo fortemente sul proprio smartphone del futuro che sarà sicuramente un iPhone, perché nel PHUTURO non c’è spazio per la bruttezza, per i problemi di compatibilità o per le opinioni terze sul concetto di monopolizzazione del mercato.

Bene, quando il lettore del PHUTURO effettuerà questa ricerca, io vorrei non avesse la tipica reazione che i sociologi, se facessero qualche cazzo, definirebbero: “SeDarwinCo’StaTeoriaDell’EvoluzioneC’haMagnatoNaVitaCeSaràUnMotivo:Ecchetelo!”

"Raiden te rompe er c..." WTF?!
“Raiden te rompe er c…” WTF?!

Suvvia, sapete di cosa sto parlando, cari lettori del presente.

Sarà capitato anche a voi di conoscere un 45enne tra i tanti, che non disistimate completamente. Un post-ragazzo, figlio dell’ultima generazione a cui è stata riconosciuta una dignitas propriamente detta, che con il suo diploma e la sua buona volontà, è riuscito a fare “carriera” fino alle posizioni sub-dirigenziali. Un tipetto simpatichello, anche se con un umorismo che fa troppo pensare alla fascia pomeridiana di canale 5, a cui perdonate tutto e con cui riuscite persino a condividere qualcosa, nonostante quell’odio per tutti i nati prima del 1 gennaio 1980, che caratterizza voi e tutti i nati dopo il 1 gennaio 1980; per esempio condividete il modo in cui passate molti fine settimana: entrambi spesso bazzicate l’IKEA di Tor Vergata anche se lui ci va per comprare mobilacci per il suo umile ma dignitosissimo trilocale mentre voi seguite le vecchie coi carrelli nel parcheggio, offrendovi di riportarli indietro per loro conto per fottervi l’euro.

Ma queste differenze economiche vengono superate dai comuni interessi intellettuali, il che è curioso visto che voi avete una laurea e mezzo e parlate 5 lingue mentre lui, ai tempi, non strappò nemmeno il sessanta al tecnico commerciale “Sasso A Forma Di Illustre Statista” di Matera, compensando però, le lacune di matrice accademica, comprando ogni anno un televisore più grosso di quello acquistato in precedenza; ma in fondo lo avete sempre saputo che la vostra laurea al D.A.M.S. non avrebbe mai potuto rivaleggiare con le SMART TV. E lo sapevate dai primi esami, dal primo anzi, per la precisione dall’esame di “SMART TV e televisori grossi grossi”.

Arriva però sempre il giorno in cui, dissertando sulle tematiche tipiche del Neo-Realismo italiano, si finisce a confrontarsi su Jerry Calà e il cinema trash anni ’80 finche, dopo aver percorso il terreno accidentato degli “spaghetti western”, si finisce sempre per parlare di Bud Spencer e Terence Hilled è lì, proprio lì che nasce l’odio generazionale, che i figli levano le alabade contro i padri o, perlomeno, i cugini grandi e privilegiati, le merde insomma.

“Oh! Alla fine se gli Spaghetti Western c’avevano un loro perché, allora pure Lo chiamavano Trinità..

“Bhé, amico 45enne, non è proprio l’istesso! Un conto Volonté, un conto Terence Hill”

“Se vabbé! Perché non hai mai visto Altrimenti ci arrabbiamo!”

L’ho visto Altrimenti ci arrabbiamo. Tutti i pezzenti come me lo hanno visto perché non ci possiamo permettere Sky, quindi figurati Stream o Tele più dei tempi. Quindi in seconda serata siamo cresciuti sparandoci seghe sulla Foliero – la MILF ante litteram, n.d.r. – e quando ci cioccavano dovevamo guardarci quel film di merda che andava in onda praticamente una volta a settimana per non far saltare la copertura.

Ma questo cosa centra con Metal Gear Rising: Revengeance?

Centra! Perchè la critica videoludica, tra le altre cose, ha mutuato da quella cinematografica un termine ambiguo che, proprio come tutti gli ambigui, ha il doppio della probabilità di scopare il sabato sera, ovvero la parola cult.

Il significato della suddetta parola è presto detto: quando un prodotto dell’ingegno, ma più in particolare un film e quindi un videogioco si definisce cult, si intende che è un prodotto che a te non piace/non hai provato, ma che persone che ritieni intelligenti/difficili da confutare hanno detto che è da paura. Detto atteggiamento, reiterato nel tempo, crea dei veri e propri paradossi sociali, per esempio, secondo alcune teorie antropologiche, non esisterebbe più nessun essere umano a cui piace Blade Runner anche se i cinefili giurerebbero sull’esatto contrario. Inoltre, dire che Blade Runner è una merda fa piangere Cyber-Gesù.

E questo ci porta dritti dritti a Raiden, il protagonista del gioco che mi ero dimenticato che stavo recensendo.

Raiden, ai tempi di Revengeance, è un cazzo di cyborg, anzi, un ninja-cyborg, ma il punto non è tanto questo quanto il fatto che Raiden è stato quello che prese a calci in culo Solidus in Metal Gear Solid 2.

L’essere stato il protagonista di uno dei capitoli principali, di quella che possiamo considerare una tra le saghe videoludiche – giusto per essere pluralisti e non dire “La Saga Videoludica” – più impattanti sullo Zeitgeist (roba che manco gli zombie negli horror-trash o le sexy segretarie nei porno), sovracompensa qualsiasi difettuccio, difetto o difettone. Categorie, per inciso, di cui MGR:R è zeppo.

Per questo, lettore del PHUTURO, noi abbiamo messo in giro la voce che questo titolo è bello, anche se in verità è un action game tra i peggiori e meno curati, dove i tentativi di arricchire lo scarno gameplay – ad opera dello studio che ha creato Bayonetta, ovvero quegli ammazza-Capcom della Platinum Games – si riducono a quella modalità “Blade” che ti permette, durante uno scontro, di rallentare il tempo e direzionare con gli stick analogici, la tua spada in luogo del personaggio, per permetterti di mancare meglio l’avversario, rimanere fermo come uno stronzo, sprecare energia e farti dileggiare dagli avversari.

Raiden si raccoglie per cercare di colpire una valigia. Non potete capire, è roba da ninja-cyborg.
Raiden si raccoglie per cercare di colpire una valigia.
Non potete capire, è roba da ninja-cyborg.

La grafica è magistrale e la storia, seppur di uno spin-off stiamo parlando, è curata da Kojima e dunque inerente alle vicende della saga.

Ma perché, perché dovremmo perdonargli tutto? La telecamera a dir poco incoerente, il pressapochismo nei dettagli, l’inesistente caratterizzazione degli avversari nonché della stragrande maggioranza dei boss?

Semplice, lettore del PHUTURO. Parla di “Metal Gear”, parla di noi. Noi siamo Snake; dipendiamo dalle macchine ma cerchiamo di nasconderci da loro in modalità stealth, odiamo la pretestuosa relatività del bene e male, ma poi vogliamo bene alla Big Mama anche se ha smignottato con l’URSS, idolatriamo la professionalità ma poi basta un pelo di Meryl per disubidire agli ordini, ma quanto è italiano tutto questo? Quanto è generazionale?

Ora, tornando a quel 45enne che abbiamo imparato ad odiare, col senno di poi, dovremmo essere un po’ più clementi, anche noi, con la sua generazione di nati col fiore al culo a cui per ridere bastava un ciccione che stava con gli ippopotami e i cui problemi erano così superficiali, che si risolvevano mimando un cazzottone in testa agli incombenti.Invece no.

Perché quelli non siamo noi, come tu, lettore del PHUTURO non sei noi( te lo auguro almeno), quindi gridalo, ai nerd saccenti del tuo tempo che MGR:R è una puttanata, una cagata pazzesca con un sistema di gioco frustrante, che ad ogni boss ti farà sperare di dover perdere apposta per esigenze di trama e che, all’ultima tacca di vita, parta un filmato a risolverti la situazione in automatico come nel primo scontro, cosa che purtroppo, non accadrà mai in verita.

L’esperienza di gioco è più simile ad un picchiaduro a scorrimento 2D strattonato nella terza dimensione, più che ad un actione game di questa console-gen, ovvero tutto culo e smashing-buttons.

La storia però è bella e non ve la voglio svelare.

In conclusione, a tutti i lettori del presente dico che ci dovete giocare a MGR:R se amate Metal Gear, perché per quanto faccia schifo, non è che ti piacciono i Griffin e non hai mai visto nemmeno una puntata del Cleveland Show. Al lettore del futuro, dico che questo gioco ha la valenza di una monografia scritta dall’assistente del tuo professore, se te la leggi è meglio ma probabilmente scriverai una tesi migliore che nessuno si inculerà mai, ovvero, fuor dai denti, MGR:R è una cagata pazzesca.

Il lettore del PHUTURO, libero da preconcetti post-borghesi, si pronuncia sul gioco.
Il lettore del PHUTURO, libero da preconcetti post-borghesi, si pronuncia sul gioco.

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