In attesa di trovare abbastanza materiale e ispirazione per parlarvi ancora della Simulmondo, abbandono la vena nostalgica anche per avere il piacere di inaugurare la nuova graFica e vi parlo di un autentico capolavoro del videogames: Hitman: Blood Money.
Hitman è un gioco che spari alle persone. Ma no tipo Quake o Doom o quei giochi là dove ci sono i cacodemoni e gli Strogg e chitemmuort’ da fare a pezzi coi cannoni plasma al salame calabrese. No! Hitman è un gioco che fa del realismo il suo punto di forza. Più o meno.
La storia è molto semplice: il tuo nome è 47, sei un clone calvo nato dall’incrocio tra Solid Snake, Sam Fisher e Claudio Bisio che di lavoro ammazza le persone per conto dell‘ICA, la International Contract Agency. Sei freddo, spietato, non conosci stanchezza né paura, e il tuo soprannome è Silent Assassin, l’assassino silenzioso.
Hitman: Blood Money, quarto capitolo della saga Hitman, vi offre la possibilità di eliminare pedofili, pornografi, gangster, ciappinari e arrotini in svariati modi possibili: con siringate di veleno, strangolati, a craniate, con elaborati sistemi di contrappesi e caduta dei gravi o, come preferisco io, crivellandoli di siluri.
I programmatori hanno voluto creare sofisticati meccanismi di gioco che prevedono l’aiuto di travestimenti, cibi avvelenati, telefonate che spostano il bersaglio in area di tiro, bombe nelle valigette, e cose fantasiose tutte da scoprire durante innumerevoli ore, in cui potrete rigiocarvi i livelli per studiare nuove sottili tattiche di assassinio che manco quelle che mi racconta mio cuggino per entrare nel bagno delle ragazze alla colonia estiva. Meno rumore si fa, meno volte si viene scoperti, meno violenza si impiega per portare a termine il compito, maggiore sarà il “rating” (fino all’ambitissimo titolo di “Silent Assassin”) e, di conseguenza, maggiore sarà la ricompensa.
Sapete però che vi dico? Se sei l’assassino più feroce e addestrato del mondo, frutto dello stato dell’arte della tecnologia sulla clonazione e la ricombinazione genetica, e hai a disposizione un arsenale che farebbe impallidire qualsiasi ispettorato ONU, oltre a una gamma di sostanze dopanti che ti farebbero qualificare direttamente come titolare nella Juventus, e ammazzi le persone A SPINTONI, beh, c’è solo una parola per definirti:
gay.
I veri uomini giocano Hitman: Blood Money come se fossero alla Columbine High: un massacro immotivato di innocenti, un bagno di sangue senza fine in cui le urla delle donne vengono interrotte solo dal ritmico suono del silenziatore delle tue Palle d’Acciaio (Silverballer) e il blip del detonatore. Seguite la logica.
Dovete assassinare uno sceicco in un albergo a Las Vegas. Per entrare dovete chiedere la stanza, salire, entrare nelle altre camere, stordire una guardia, rubarle il vestito, scendere, stare attenti alle telecamere, distrarre le altre guardie, e – stando attenti che nessuno vi veda – piazzare una pallottola in mezzo agli occhi al nostro Abdullah Esposito che nel frattempo, aspettando voi, s’è già sparato nelle palle ed è morto di vecchiaia.
L’approccio del vero Hitman è questo: nessun testimone, nessun sopravvissuto. Vi presentate alla reception con già l’M16 in mano e, prima ancora che possano gridare “E PORCA MADONNA?” li avete già inchiodati al soffitto coi vostri siluri. E rrratatatatatatatatatatattatatata ignorando le urla disumane degli astanti – alcuni vi chiederanno pietà, altri avranno addirittura l’ardore di brandire un’arma contro di voi – procederete a passi lenti e decisi verso lo sceicco, curandovi di piazzare almeno 2 pallottole in testa a qualsiasi cosa abbia un battito cardiaco. E finito un piano, si passa al piano dopo! PIM! PUM! PATAPUM! come una benedizione d’Iddio onnipotente, un angelo della morte troppo giusto per poter distinguere tra chi pecca poco e chi pecca molto, calerete in un triste tramonto sugli ultimi attimi della loro scempiaggine.
Immaginatevi: per un giorno, VOI potete provare le stesse emozioni di Luciano Ratatat.
Il tutto con una colonna sonora da seghe.
Insomma alla fine Hitman: Blood Money, se giocato male, ti può regalare ore di infinito divertimento. Tutti noi vogliamo, nell’arco della nostra giornata, fare una strage di innocenti talmente violenta da apparire assurda. Potete ad esempio scegliere di uccidere solo le donne, in risposta a una storia appena finita male. Oppure potete prendere una pala da cambusa e massacrare di botte i negri cantando Meu Amigu Charlie Brown. Oppure potete andare a un rave party e far esplodere tutti i ravers fattoni al grido di PIATEVE MENO ACIDI! per poi finire i sopravvissuti a colpi di mazza da baseball. Vuoi strangolare le lesbiche? Si può. Sparare ai ricchioni nella doccia? Been there, done that. Vuoi azzoppare un cane con una sparachiodi? Basta chiedere. Per non parlare di quel livello palesemente copiato da “Vacanze di Natale ’95” dove Babbo Natale è ubriaco ed è pieno di conigliette che non aspettano altro che un paio di fori in testa. Giuro che mancava la possibilità di buttare De Sica e Boldi giù dalle scale e avrei dovuto cambiare pantaloni.
Sconsiglierei di giocare bene Hitman: Blood Money perché è palloso: mettete la difficoltà minima, un bel trainer coi colpi infiniti, i Rob Zombie in cuffia e dite a vostra madre che non ci siete per nessuno.