Gioca Giuè

Il blog di videogiuochi che non stavate aspettando altro

Se vi state chiedendo perché mordo custodie in bagno (un trattamento che fino a stamane avevo riservato solo alla custodia di Vib-Ribbon, ma non in bagno), allora questo articolo fa per voi.
Se invece avete riconosciuto la copertina, già sapete che sto per parlare del miglior JRPG della storia dell’universo. Siete scusati e potete tornare a scrollare la colonna di destra di Repubblica.it.

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Skies of Arcadia (o Etānaru Arukadia, come direbbero i nostri cugini cinesi) è innanzitutto il miglior gioco di pirati di sempre, meglio anche di Sid Meier’s Pirates (tutti) e LEGO Pirates of the Caribbean.
Invece del mare c’è il cielo; invece delle navi ci sono navi volanti; invece di isole caraibiche ci sono isole caraibiche volanti; invece di rustici pirati barbuti c’è Capitan Harlock da regazzino.

La trama la potete leggere direttamente sulla pagina dedicata ai JRPG su Tv Tropes: vai in giro, raccogli tot cristalli, sconfiggi boss finale che vuole esplodere il mondo.
Nonostante elementi già sentiti (ma impreziositi da tematiche palesemente eco-miyazakiane), stavolta è l’ambientazione a spaccare tutto e il plot è esplicitamente una scusa per navigare, esplorare, mettersi nei casini e salvarsi per il rotto della cuffia.

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La mappa è tutta liberamente esplorabile a bordo della propria nave, che più verrà acchittata (tipo i motorini con la marmitta scorreggiona) più potrà raggiungere posti prima chiusi da venti forti e altri cazzi.
Esplorare quel mondo lì è una roba eccezionale. Scoprire nuovi continenti, trovare robe segrete che svolazzano, ricostruire dettagli del vecchio mondo ormai affondato sotto le nuvole, sono tutte cose che accadono spesso e volentieri in Skies of Arcadia, e ogni volta dici proprio UOOOOO.

Inoltre, buona parte del gioco vi vedrà impegnati a:

  • trovare una nave tutta vostra che anche basta usare Uber;
  • trovare un’isola tutta vostra che anche basta usare Airbnb (“air”, ehehehehe);
  • trovare una ciurma tutta vostra che anche basta usare Tinder;
  • acchittare la nave tutta vostra;
  • acchittare l’isola tutta vostra;
  • acchittare la ciurma tutta vostra.

Isola, nave e ciurma, tutto è adorabilmente dettagliato, e divertente, e allegro e giuoioso, e vi farà affezionare in un attimo a qualsiasi cosa, che poi quando finisce il gioco sono lacrime durissime.

Lewd is in the eye of the lewdholder.
Lewd is in the eye of the lewdholder.

Se siete quel tipo di gente lì che inorridisce davanti ai giochi giapponesi, che teme l’espressione ~uguu come fosse lo dimonio incarnato, che si sente offeso dal character design orientale come fosse una manifestazione di Casapound, che viene infastidito da atteggiamenti pruriginosi tra dodicenni: bene. In Skies of Arcadia non c’è nulla di tutto questo.
Ad esclusione di alcuni protagonisti (che per esigenze di giappone sono suppergiù diciassettenni), il resto del cast è composto da vecchi demmerda e giovanotti sulla trentina; di atteggiamenti pruriginosi non ve n’è traccia (escludendo un personaggio che però fa ridere quindi ok); di abbigliamento da ritardati pure ce n’è pochissimo.
Mancano anche le cacate pseudointrospettive a cui i Final Fantasy ci hanno abituato. Vyse, il protagonista di Skies of Arcadia, piuttosto che sedersi in un angolo a pensare se il proprio pellicciotto è abbastanza brutto da riuscire a impietosire Rinoa quel tanto che basta da ficcarsela durante la gita sulla USCSS Nostromo (a proposito, un saluto all’amico MetalMark), si tirerebbe il cazzo di fuori al grido: “Esplorami la cappella, lurida troia!”
Per inciso, nonostante uno dei nemici principali è un tizio coi capelli bianchi, fortissimo e dagli atteggiamenti freddi e sdegnanti, Vyse non è un clone, uno smemorato, un pupazzo, o quel cazzo che era l’altro scemo lì di Final Fantasy VII.

Me cojoni, Enrì.
Me cojoni, Enrì.

E tra una cosa e l’altra si fa pure molto a pizze, sia a mano che a cannonate in nave.
Anzi, si fa troppo a pizze. Le pizze sono l’unico vero lato negativo di un gioco che sarebbe potuto essere un 40/40 su Famitsu per intenderci.
Il tasso di incontri casuali, in particolare nella versione Dreamcast, è una rottura di cazzo spaventosa. Finché non si ottiene l’oggetto White Map che riduce drasticamente gli incontri, le fasi di esplorazione, che spesso richiedono di navigare per un sacco di tempo alla ricerca di robe invisibili, sono fastidiose in culo, con combattimenti che partono ogni 5 secondi e durano tantissimo. Difatti, l’altro problema connesso, è che la stragrande maggioranza dei combattimenti (il cui sistema è funzionale ma non particolarmente ispirato) sono risolvibili in uno-due attacchi, che però (tranne rari casi) prevedono animazioni lunghe e non skippabili.
Ugualmente, le battaglie navali sono stupende da guardare ma anche, alla lunga, noiosissime da giocare, con numerosi turni in cui non succede niente ma che durano comunque decine di secondi.

PSHIUUUUUU
PSHIUUUUUU

Fortunatamente, a limitare l’odio e la frustrazione, interviene l’eccezionale colonna sonora. Che non solo è di altissima qualità, ma si adatta alle situazioni in maniera sottilmente dinamica. Durante la navigazione, il tema standard si adatta allo stile musicale del continente a cui ci si sta avvicinando. Durante i combattimenti invece, la musica acquisisce diverse intensità a seconda dell’andamento della battaglia: carica di tensione se si è a un pelo dal gameover, piena di fomento se si è a un passo dalla vittoria.

Purtroppo in Skies of Arcadia Legends, la versione per GameCube, l’audio è stato ricodificato a tipo 48 kbps because reasons, e fa schifo al cazzo.
Peccato, perché per tutto il resto questa è la versione migliore da giocare, con leggere migliorie grafiche, un mucchio di nuove sidequest e un tassi di incontri casuali drasticamente minore (e, tranne qualche glitch qua e là, è perfettamente emulabile con Dolphin, che consente anche di forzare il 16:9 senza grossi problemi a parte i menu stretchati e un po’ di inevitabile bad clipping ai lati).


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