Il dramma di una tredicenne
Una adolescente di Torino è stata costretta dai genitori a sottomettersi al potere di un provider che, non sappiamo se spegnendo il router staccando la spina o infilando la penna nel buchino dietro, le ha disconnesso Internet e World of Warcraft. Si divincolava. Non sapeva rispondere alle lucide deduzioni di padre e madre sul suo futuro di giocatrice rovinata. Lei non sentiva ragioni perché più forte era la ragione del cuore infallibile di una blood elf paladina.
Una storia comune. Una paladina, se a tredici anni sono ancora paladine, si era innamorata di un troll sciamano.
Quando ci si innamora capita: e così qualcosa è accaduto nel suo account. Lei che era una paladina capiva di aspettare un piccolo troll del sangue. Da che mondo è mondo non si è trovata un’altra formula: non attendeva un tauren o un orco, ma una creatura a cui si preparava a mettere il primo Tier, a skillarla in cooking. I genitori hanno pensato: «È immatura, si guasterà tutti i raid con un impiccio tra i piedi». Hanno deciso che il bene della figlia fosse: disconnessione. In elettronica si dice: reset [cfr. Dreyfus]. Sconnettere, ripartire dal 56k. Strappare in fretta quel mezzosangue dal ventre della paladina prima che quel blood-elf-troll si scudasse e magari osasse chiamarli, loro tanto giovani, Guild Master o Raid Leader. Figuriamoci. Tutta ‘sta fatica a portare avanti e indietro la pupa da casa a Silvermoon e ritorno, sulla mount con la queue, poi dal trainer, poi a fare le daily. Ora che lei era indipendente, ecco che si sarebbero ritrovati un rompiballe buffante e la figlia con i totem per casa.
Strano buonsenso
Il buonsenso che circola oggi ha suggerito ai genitori: i paladini devono essere liberi, vietato tankare. Dunque, divertitevi, fate Arathi Basin. Non non eccepiamo. Siamo moderni. Quell’altro che deve nascere però non era nella descrizione della quest, quello è vietato, vietatissimo. Accettiamo che tutti facciano tutto, ma non che perdano un Alterac Valley di 9 ore.
Thrall allora ha ascoltato le parti in causa e ha applicato il diritto – il diritto! – decretando la disconnessione coattiva. Durotan non stacco la connessione, dinanzi a due che se lo contendevano; scelse la banda larga, ma dev’essere roba superata, da prima espansione.
Ora la piccola paladina (si resta paladine anche se il router è spento) è in attesa di respawn. Si era scudata invano: «Se mi staccate Internet, faccio feign death». Hanno pensato che in fondo era sì sincera, ma poi avrebbe prevalso in lei il fatto che non era una hunter ma una paladina, con i cui valori l’avevano educata per emanciparla dai retrogradi orchi e tauren. Che vanno lavati con un bello shampoo. Se le fosse rimasto attaccato qualche residuo nocivo di peli o pelle verde, niente di male, ci vuole pazienza. E una vacanza a Shattrath l’avrebbe riconciliata dopo i disturbi mentali tipici di chi gioca paladino Orda.
Non è stato così. La ragazzina voleva obbedire a qualcosa scritto nel suo albero dei talenti o – se non ci credete – in quel luogo del petto o del cervello (le macro) da cui sentiamo venir su lo spam in General. Ma no: non talenti, né petto, né cervello. Le dava dei calcio proprio nella sua pancia che le dava il vomito [sic]. Una nausea odiosa, ma così rasserenante: più antica di Kahz Modan, qualcosa che sta alla fonte del nostro essere. Si sentiva paladina. Era una paladina. Niente. Kaput. Per ordine di padre, madre, Jaina Proudmoore e Thrall per una volta alleati e concordi. Stato e famiglia uniti nella lotta.
Ci sono ferite che esigerebbero un flash heal che non arriva. Qui ora esagero. Ma prima domani di pentirmi [sic], lo scrivo: se ci fosse un camperatore, e se mai fosse tollerabile in una circostanza, questo sarebbe il caso. Per i genitori, per Jaina e per Thrall. Quattro adulti contro due bambini. Uno oneshottato, l’altro (l’altra, in realtà) costretto alla follia. Si dice: nessuno tocchi Baine Bloodhoof, ma Baine al confronto aveva le sue ragioni di corna. Qui ci si erge a far fuori un contratto telefonico e a straziare una paladina in nome della legge e dell’Orda.
Dopo aver messo in mostra meritoriamente questo scempio, il quotidiano di Undermine Il Tinkerer che fa? Mette pacificamente in lizza due pareri. Sei per l’Orda o per l’Alleanza? Preferisci skinning o herbalism?
Non si riesce a credere che ci possano essere due fazioni. Sì perché in fondo la vera notizia è questa, e cioè che ci sia un’opinione ritenuta rispettabile e che accetti la violenza più empia che esista: il costringere una paladina a veder staccare WoW davanti ai suoi occhi. Non c’è neanche bisogno della Scarlet Crusade. Basta l’Earthen Ring, la saggezza classica. L’orrore è quando i Draenei assassinano davanti agli occhi di Velen il figlio.
Orrori e alibi
Invece qui ci sono due fazioni. L’Orda e l’Alleanza. È incredibile. Come se fosse possibile fare un bel dibattito sul Cataclisma: uno si esprime a favore, il secondo blinka. Ma che bella civiltà, piena di dubbi. Come scriveva il re dei troll Rastakhan, più sciamani e meno druidi. Specie quando uno sciamano innocente è stato soffocato con l’alibi della libertà e della felicità di una paladina che in quanto tale non sa che farsene, se il prezzo è la disconnessione.
Questo racconto tenebroso è specchio dei poteri che ci dominano. Lasciamo perdere i genitori, che riescono ormai a pesare solo come nani inerti. Ma che Jaina Proudmoore e Thrall siano complici ci lascia sgomenti. Però a pensarci non è una cosa nuova. Il vice ammiraglio Grezzlik propose, sempre sul Tinkerer, la disconnessione coattiva, in grado di eliminare i fastidiosi problemi di bolletta, per le nane di Ironforge rimaste incinta al tempo della polvere di amianto (diciamo durante Burning Crusade). Abbiamo udito qualcosa di simile a proposito di Zul’Farrak e Zul’Gurub. Ma che questo sia avvenuto a Silvermoon e che abbia menti pronte a giustificarlo è orribile.
In memoriam Sallustis