Gioca Giuè

Il blog di videogiuochi che non stavate aspettando altro

Like a Dragon

Arriva un momento nella vita di ognuno in cui è necessario tirare le somme e sfrondare gli elementi meno essenziali o interessanti in favore di quelli più importanti, che stanno più a cuore.

Quando è capitato a me, ho capito subito che dovevo eliminare cose quali mia figlia, il nightclubbing, o stappare Busch Light coi denti e sparare agli scoiattoli col mio fido AR-15, e tenere cose quali la serie Like a Dragon (nota come Yakuza in occidente, e recentemente rinominata Yakuza: Like a Dragon).

KE STILE TOSHIHIRO-KUN!

Per i lettori meno colti, Yakuza nasce quasi vent’anni fa, creata dallo studio Ryū ga Gotoku, fondato dallo sharp-dresser Toshihiro Nagoshi. Riutilizzava il motore di Shenmue, proponendo un’esperienza più adulta, ambientata nel sottobosco criminale di Tōkyō, tra gran cazzotti, lanci di motorette, trame complicatissime, sidequest folli, e discutibili (nel 2023, in occidente) VHS porno.

Dopo 7 giochi (spin-off e remake esclusi) passati a smaciullare valanghe di teppaglia assortita nei panni dell’accigliato papone Kazuma Kiryū, nel 2020 la serie prende una piega inaspettata, cambiando setting (da Tōkyō e Ōsaka a Yokohama) e protagonista — entra in scena l’esuberante Ichiban Kasuga! — trasformandosi in JRPG con combattimento a turni.

L’ira e la perplessità dei fan è rumorosa e violenta tanto quanto lo skrokkio di ossa che sbattono contro i pugnoni di Kiryu, ma quando poi il gioco esce, non c’è un cazzo da fare, è l’ennesimo capolavoro.

Ad essere precisi, tutti i giochi della serie Like a Dragon sono capolavori — e il prequel Yakuza 0 è sia il migliore per iniziare, che il mio preferito in assoluto — ma Yakuza: Like a Dragon è un “soft reboot”: non è necessario giocare quelli prima per apprezzarlo.

Like a Dragon Cast

A differenza dei JRPG tradizionali, dove i personaggi sono tutti grandi eroi fichissimi che intendono salvare il mondo con abnegazione e grandi sacrifici personali, Yakuza: Like a Dragon propone un gruppo di sfascioni senza senso, ignoranti, ingenui, e imbranati.

Ichiban

Ichiban è un ex-yakuza di quart’ordine che, per varie ragioni, un giorno si risveglia in un fosso tutto bagnato con un proiettile in petto. La sua arma preferita è Dragon Quest.

Barbonello

Ad accompagnarlo c’è Barbonello, il barbone (appunto) ex-infermiere che gli salva la vita. Le sue abilità: alitare aglio per stordire i nemici e lanciargli pezzi di pane addosso per farli attaccare dai piccioni.

La quota rosa — nel 2023 e con una presidentessa del consiglio draghetta di Undernet, ancora parliamo di quote rosa! — è costituita da Saeko, la barista/entraîneuse più chic di Yokohama, che mena tirando borsettate e sfasciando bottiglie di champagne, e da Eri, businesswoman fallita che colpisce con righello e puntine e, quando troppo stressata, si rilassa col suo fido massaggiatore portatile.

Quello di Pachinko

A rappresentare la mafia coreana c’è quello di Pachinko, bellissimo e stiloso come uno sneakerhead in fila da giorni aspettando di instacoppare le nuove Yeezy. Preferisce menare di mano e di ferro.

Lo scopo principale della mafia coreana è fottere la corrente ai pezzenti di questo edificio per fare i tornei di StarCraft in LAN
Spadino

A rappresentare la mafia cinese, invece, c’è Spadino di Suburra. Chef mancato che si veste con letteralmente qualsiasi straccio trovato nel bidone dell’umido, nella miglior tradizione wuxia, Spadino mena di sciabolona cinese e pepe di Sichuan.

Celerino

E a rappresentare le guardie infami, troviamo lo scontroso Celerino, burbero poliziotto decaduto, dalla voce roca e dal cuore d’oro, che però come ti giri PAM! manganello sulla nuca, PAM! scudo antisommossa sugli zigomi.

Le loro controparti, invece, sono tutti turbo criminali coattissimi, fortissimi, e intelligentissimi, con tutte Strategie e Tattiche complicatissime e convolutissime, che i nostri eroi riescono a sventare un po’ per caso e un po’ grindando per 140 ore filate.

Like a Dragon Quest

Il cambiamento da cazzotti in tempo reale a cazzotti a turni è giustificato dal fatto che tutto il gioco è ambientato nella fantasia di Ichiban. Grande fan di Dragon Quest, è lui a immaginare la generica teppaglia delle strade di Yokohama trasformarsi in strambi mostri, e le loro armi improvvisate in pericolosi strumenti di menasse.

L’ingresso di Isezaki Ijinchō, l’area di gioco principale di Yakuza: Like a Dragon
Un city slicker

Ed è così che il city slicker, nella fantasia di Ichi, diventa letteralmente slick, in mutande e coperto d’olio; il fastidioso host, buttadentro di locali notturni, diventa un… beh, rimane un host ma più cattivo. Un Roomba™ in cortocircuito diventa un Roomba in cortocircuito ma gigante, che tenta di spazzarci via mentre pulisce le strade della città. Il rapper di strada ci attacca col suo dissing tagliente, mentre il cuoco ci mena con la sua cucchiara e ci fa flambé con la sua fiamma ossidrica.

Tutto il mondo di Yakuza: Like a Dragon, non importa quanto pedestre, ci viene riproposto filtrato dalla fervida immaginazione di Ichi, traendo ispirazione da tropi e stereotipi del JRPG, ma uscendo fuori da qualsiasi schema, accresciuto dalla jappopazzia a cui Ryū ga Gotoku ci ha abituato fin dagli albori della saga.

Il combattimento è sempre veloce e agile, anche se non particolarmente impegnativo. I personaggi possono cambiare job letteralmente andando all’agenzia di collocamento, scegliendo tra lavori non specializzati co.co.pro/regime dei minimi, quali: operaio, guardia del corpo, barista, etc. Ogni classe job introduce diverse abilità (esempio: il musicista sfascia la sua chitarra sui nemici e tira su il morale del gruppo strimpellando canzoni stonate), alcune delle quali permanenti una volta sbloccate, incoraggiando una continua sperimentazione di combinazioni dei membri del party e dei loro lavori.

I nemici sono variegati, e le (lunghe) ore di combattimenti semi-casuali vengono intervallate da risse giganti e boss fight di grande impatto visivo.

Qui per esempio ci si mena con animali da circo quali tigri e Roomba™

Personalmente preferisco la caciara dei combattimenti action dei vecchi Yakuza, ma ho apprezzato la versatilità matta in culo di questa svolta a turni.

Like a Dragon Sidequest

Nonostante i grandi cambiamenti, il cuore di Like a Dragon rimane quello di sempre, proponendo la stessa quantità di sidequest e minigiochi jappofesta senza senso per spezzare la monotonia di pigiare X in continuazione.

Il gioco racconta l’intera carriera di Ichiban da barbone di merda che svolta onigiri in scadenza al konbini raccogliendo monnezza da riciclare, fino a possedere larga parte del real estate di Yokohama, investendo nel mattone e arrivando al top dell’aggrocapitalismo.

La monnezza va poi consegnata in questo parcheggio dove un losco figuro ci darà in cambio armi, materiali per costruire armi, scarrafoni per costruire armi, CD musicali (che non servono a costruire armi però).

Nel tempo libero, Ichiban si può dedicare alle attività più disparate quali sfrociarsi in kart per le strade della città, il karaoke, fare a pezzi barboni nelle fogne, studiare all’ITIS per aumentare le stats, fare popi popi alle sise di tizie nascoste nei vichi per aumentare le stats, oppure andare al cinema d’essai a vedere film bulgari noiosissimi, dove dovrà resistere ad addormentarsi picchiando pecore.

Il cinema di picchiare le pecore

Like a Dragon ?uestlove

Giusto due righe per dire che a differenza di Kiryū, Ichiban scopa di gran lusso, com’è poi giusto che sia per un criminale di piccolo cabotaggio e di mezza età con la permanente a stekka.

Like a Dragon Vexata Quæstio

Ma vexata il cazzo, sto gioco può avere un solo voto: 一番, ma siccome il campo di testo del voto vuole un numero, allora è:

Yakuza: Like a Dragon è perfetto sia per iniziare che per finire la serie. Giocate questo o partite da Yakuza 0, che me ne fotte a me, basta che li giocate tutti.


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