Gioca Giuè

Il blog di videogiuochi che non stavate aspettando altro

¡ATTENZIONE: Questo articolo contiene una quantità smodata di spoiler e cose!
Non che senza sapere nulla allora diventa un bel gioco, eh, ma magari qualcuno si fa girare le palle e ci querela, quindi lo dico subito e al diavolo.

Spec Ops: The Line è un gioco di guerra contro i giochi di guerra.
Si impersonano i panni del super cazzutissimo Walker (eroe di guerra o non so cosa, comunque ovviamente si parla di esercito USA) che, insieme ai due fidi sottoposti super cazzutissimi anch’essi Adams e Lugo, va in una Dubai in rovina a causa di tempeste di sabbia – indovinate un po’? super cazzutissime – a recuperare non ricordo più cosa perché tanto la missione del gioco è a dir poco vaga. Credo, ma datemi il beneficio del dubbio, che la missione sia capire cos’è successo al 33esimo Reggimento comandato dall’eroe di guerra anch’esso super cazzutissimo Konrad, ex capo di Walker, che era stato mandato a Dubai per portare in salvo i sopravvissuti e poi però è scomparso e boh.

Si entra a Dubai e improvvisamente ci sono dieci milioni di soldati americani pronti a uccidere Walker e cumpa senza alcuna ragione.
Camminando per le rovine c’è un sacco di rovina in giro e civili morti o mezzi morti e cose così e allora Walker dà immediatamente la colpa a Konrad e al 33esimo e inizia ad ammazzare qualsiasi cosa si muova per arrivare da Konrad a picchiarlo.

Moda mare Abu Grahib
Burqa gone wrong (moda mare Abu Grahib, collezione autunno inverno 2013)

Dall’inizio del gioco fino a Konrad, ci sono un po’ di scelte “moralmente difficili” da fare.
Per esempio, in un punto bisogna passare in mezzo a un campo militare con dentro 5000 nemici. Le due possibilità sono: 1) entrare sparando e metterci 10 ore di gioco e 160 reload; 2) bombardare fosforo bianco e bruciare tutto e tutti.
Ovviamente la scelta manco si pone: daje de fosforo e tutti morti. Salvo poi scoprire che tra i militari c’erano anche 40 rifugiati innocenti. Scena coi 3 protagonisti che piangono, che abbiamo fatto, che abbiamo fatto, siamo degli assassini (badate: senza considerare un eventuale passato dei 3, a questo punto già abbiamo ucciso un numero di gente pari alla popolazione dell’Umbria), bla bla bla.

Oh no, civili spellati. :(
Oh no, civili spellati. :(

E quindi si va faticosamente avanti (perché se muori non esiste un caricamento rapido: ogni cazzo di volta ci mette 1-2 minuti buoni di loading porcoddue), si distruggono tutte le riserve d’acqua di Dubai così i sopravvissuti poi muoiono e via dicendo, fino ad arrivare da Konrad che però si è suicidato.

E allora Walker capisce che in realtà è successo tutto nella sua testa. Nel senso, quando ha visto lo stato di rovina in cui si trovava Dubai si è inceppato e ha deciso di dare la colpa, totalmente a buffo, a Konrad (che invece era rimasto lì per proteggere i sopravvissuti) e al suo 33esimo. Per tutto il gioco ha parlato con Konrad tramite un walkie talkie rotto. Ha avuto visioni e flash. Ha sparato a cadaveri impiccati pensando fossero vivi. Ha sparato a civili. Ha fatto questo e quello. E per tutta l’avventura i suoi due compari non hanno mai avuto neanche il minimo dubbio che Walker fosse impazzito, ma l’hanno sempre seguito senza porsi grossi problemi.

In pratica è il killer dell’origami di Heavy Rain all over again. Stessa cazzatona che pare scritta dagli sceneggiatori di Dexter, con la differenza che quelli di Spec Ops: The Line se la sentono ancora più calla.

Tornando però al gioco, vorrei togliere di mezzo la questione gameplay, grafica e sonoro per poi poter smerdare a piene mani quella morale.

  • Il gameplay è identico a quello di qualsiasi altro TPS di guerra. Vai avanti, ti copri dietro un muro, esci miri spari, uccidi. Occasionalmente cecchini, usi le bombammano, il fosforo bianco e basta. Ripetuto per 6-8 ore (a seconda di quante volte devi riavviare dopo esser morto).
    C’ha però il fatto che metà delle volte che tenti di appiccicarti a / spiccicarti da un muro per nasconderti succede che O il gioco non capisce che vuoi appiccicarti al muro per nasconderti e ti lascia in piedi a beccarti bazookate sullo sterno, oppure c’è quel fesso di Lugo in mezzo ai coglioni e tu vuoi fuggire da una granata a mezzo metro ma non puoi e finisci in brandelli.
  • La grafica è bella, ok. Sul mio computer scrauso sono riuscito a giocarlo con tutto al massimo e rispetto alle versioni console spacca. Peccato per i BAGLIORI, onnipresenti e fastidiosamente fastidiosi.
  • La colonna sonora è sicuramente il punto di massimo pregio del gioco, infilando in momenti topici pezzi di Alice in Chains, Mogwai, Nine Inch Nails, Black Mountain, Black Angels e la Star Spangled Banner di Hendrix nel menu. Da paura.

Ok. Affanculo la roba tecnica.

La Questione Morale Trololo

L’intero fottuto punto del gioco è farti capire che quando giochi ai giochi di guerra tu spari bombardi e ammazzi laggente senza pensare, solo per procedere nel gioco, o peggio, per ottenere punti e livellare, magari facendo kill particolarmente cazzute (headshot, bash, ecc.).
In Spec Ops: The Line, infatti, lo scopo viene detto durante i primi 5 minuti, poi le cose cambiano a casaccio e si va avanti per il semplice fatto che si deve andare avanti.

E per andare avanti ti vengono poste una serie di scelte poste come moralmente impegnative che però non cambiano nulla per il gioco. Si finisce sempre e comunque a uccidere innocenti o soldati americani con la stessa divisa che indossa il protagonista.

Si potrebbe pensare che tali scelte siano più complicate se affrontate da un giocatore appartenente a una nazione guerraiola di default, meglio ancora se americano duro e puro. Perché boh, magari per un americano è più fastidioso mettersi a sparare contro soldati americani.
Il fatto però è che sono gli americani nemici a sparare per primi. Non c’è mai il momento in cui dici “no senti aspè, parliamone”. L’alternativa a sparargli in testa è sparargli nelle palle, e non è un’alternativa fattibile per il semplice fatto che sprechi più pallottole per ottenere il medesimo risultato.
Inoltre, la questione inizia a diminuire d’intensità con il proseguire del gioco, quando ti accorgi che questo fottuto 33esimo reggimento è composto da qualcosa come 30 milioni di soldati, centinaia di humvee, decine di elicotteri e una quantità sterminata di armi da fuoco. Dopo un po’ anche sticazzi di ucciderne qualcuno (o tutti, per quel che conta).

In America la questione morale la risolviamo a missili in faccia.
In America la questione morale la risolviamo a razzi in faccia.

Verso la fine, il Konrad nella testa di Walker lo accusa di aver fatto un macello tra civili e compatrioti. Walker risponde che non aveva scelta ma Konrad gli dice che sì, poteva levarsi dalle palle appena capito che la sua missione originale era infattibile/fallita.
Sto cazzo, dico io. Non esiste tale scelta, manco per finta (tipo che tu rispondi “ok, annamio a casa”, ma i compagni ti spronano a restare e poi resti, tipo nei giochi di ruolo quando ti chiedono se vuoi salvare il mondo e rispondi di no). Quindi che scelta e scelta? Il gioco sceglie per te ed essendo un gioco che hai pagato, non è che semplicemente torni al desktop e lo disinstalli.

Il nadir della sospensione dell’incredulità avviene nelle lunghissime e frequentissime schermate di caricamento di quando muori. Oltre ai classici tips & tricks, ti dice robe dissocianti tipo: “è tranqua dai, non potevi fare altrimenti”, oppure “certo porcoddio almeno un civile potevi risparmiarlo” o anche “comunque vada rimani una brava persona <3”.
Si tenta quindi di farti fischiare il cervello provando a farti porre dubbi assolutamente superflui in quanto, durante il gioco stesso, agli spiegoni morali mancano giusto degli striscioni appesi per strada per renderli più comprensibili. La mia reazione standard a tali cose è in genere un bel rutto al sapore di salame piccante. E così dovrebbe essere per tutti.

La prima volta in cui capita di uccidere decine di vittime innocenti, succede inconsapevolmente. Semplicemente butti fosforo bianco sul campo nemico e poi quando lo attraversi scopri che c’erano dei civili. In un campo militare. Perché mai mi sarei dovuto porre tale problema? Vedendo i cadaveri ridotti come me quell’unica volta l’anno che vado al mare e sto sotto il sole per 8 ore senza crema solare, la massima reazione è “ammazza che schifo”. Ma il punto è che a salvarli o meno… semplicemente non cambia nulla.
I civili, in Spec Ops: The Line fanno praticamente parte del fondale. Magari ogni tanto ti insultano perché li stai massacrando, ma finisce lì. Non c’è nemmeno un pro nel risparmiarli. Nemmeno uno. E quindi che cazzo me ne fotte di sterminare un’intera città? Cambia qualcosa? No.

La totale assenza di qualsivoglia rapporto empatico con le vittime del gioco, insomma, rende l’uccidere gente a caso un esercizio sterile e privo di problematiche morali. Si spara perché è un gioco di sparare e nulla più, nonostante si voglia ergere a grande lezione di umanità.
Nemmeno in The Walking Dead, per esempio, le scelte cambiano una sega, ma almeno ogni volta che sei costretto a farle ti si spezza il cuore in mille parti. Quelle per me sono questioni morali e sofferte.
Ancora di più se si gioca rispondendo come si farebbe in un’ipotetica realtà, e andando avanti si scoprono le proprie, vere, debolezze.

Mai, mai, scorderai
Mai, mai, scorderai

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