Gioca Giuè

Il blog di videogiuochi che non stavate aspettando altro

Gli 8 bit, chissà che cazzo uno credeva fossero

Posso capire che Ikea e Snake sul 3210 possano dare alla testa. Ma, scandinavi dimmerda, c’è un limite a tutto.

Quanti anni potevo avere? 3 o 4, non so.
Fatto sta che a Natale mi regalarono il NES e dentro c’era la cartuccia a metà Super Mario Bros. e a metà Duck Hunt.
Uno dice: “Accipigna, hai iniziato la tua carriera videoludica con uno dei migliori titoli di sempre!”
Esatto! Infatti quella notte, tirai tardissimo (tipo le 22, 22.30 al massimo) a sparare a tutte le maledette papere che passavano a schermo.
La mia nota scarsa lungimiranza mi ha accompagnato per tutta la vita tra alti e bassi, ma fortunatamente non mi ha fatto acquistare un Nokia N-Gage.

Corri simpatico omino spixelloso! Corri!

Per i nati nella prima metà degli anni 80, la carriera videoludica si poteva dipanare su due strade ben definite che avrebbero fomentato scontri da sangue ai polpastrelli per tutta la gioventù.
O consolari o pcisti, che poi a quel tempo la differenza consisteva in cose strane tipo NES da una parte e C64 dall’altra, però poi tutti a giocare a Tetris uno contro uno col cavo sul Game Boy.
Io, come tutti nel mondo, avevo mio cugino più grande come guru delle cose della vita e lui aveva un C64, con le sue cassettine e i suoi tempi di caricamento infiniti. Ma a me regalarono un NES, quindi fui giocoforza un consolaro e col tempo sarei divenuto nintendaro.
Ricordo però con gioia i giorni passati a giocare a Time Fighter (in pratica un tizio corre per le varie epoche per far non so cosa, spesso senza armi e nello spazio senza gravità: un gioco ingiocabile ma dal fascino eccezionale che ancora me lo sogno la notte pur non ricordando nulla) o a uno shoot ‘em up a scorrimento verticale a tre colori (nero blu e viola, che manco i sogni più bagnati dell’editor di testo per DOS, che però io usavo) sul 286 di mio padre che peraltro mi diceva di non entrare in Windows (2.1) ma io ci entravo lo stesso per giocare a Reversi, che poi è Othello però con le pedine rosse e blu e lo sfondo verde fosforescente, quindi tutto era più bello e lisergico e non mi faceva pensare a giapponesi di mezza età che giocano a Go in veranda davanti al loro giardino zen sorseggiando tè verde e sterminando gli a me tanto cari tonni.

OtheLSD e gioia Paint
Carmen Russo protagonista di un gioco per Atari 2600

Qualche anno dopo il NES mi fu regalato il Game Boy, ovviamente con Tetris in bundle e con le sue cartuccine e le loro custodie di plastica trasparente che non so voi ma io personalmente adoravo, e col primo Super Mario Land e i suoi sprite 2×2 pixel, causa prima della mia incipiente miopia (le seghe – e non sto parlando di Sonic – sarebbero venute più in là, coadiuvate da programmi ispiratori quali il classico Colpo Grosso e lo splendido Notte Italiana su Italia 7 con Carmen Russo e Ric).
La mia storia d’amore con il gioco portatile, accompagnata dai continui “Abbassa quella fastidiosa musichetta!” dei miei genitori durante i viaggi in macchina per mezza europa – compresi frequenti passaggi aldilà della Cortina di Ferro per la gioia dei miei bolscevichi genitori, vide una brusca interruzione quando una notte dimenticai il Game Boy in macchina che proprio quella sera subì un classico degli anni ’90, prima dell’invenzione degli accessori di serie: sfascio del vetro e conseguente furto di autoradio – e del mio Game Boy.
Per la verità non sono affatto convinto di come andarono le cose, visto che due giorni dopo, rientrando in macchina, trovai un’autoradio identica a quella rubata, e mio padre si giustificò dicendo che quella vecchia gli piaceva tanto e quindi ne aveva comprata una uguale. Secondo me quel Game Boy fu donato ai bambini poveri insieme al mio giocattolo preferito, cioè un aeroplanino di gomma del Barone Rosso con Snoopy alla guida. Fottuti bambini poveri, quanto mi sono augurato che la vostra povertà vi abbia impedito di comprare quattro stilo nuove per il mio Game Boy!
Per la cronaca, credo di aver rotto i coglioni talmente tanto che alla prima festività utile mi fu regalato un nuovo Game Boy (stavolta con il secondo Super Mario Land, quello con la grafica fichissima, il mondo esplorabile, free roaming, sandbox e prostitute che esplodono), e lì col cazzo che ho abbassato la musichetta oh.

Dai ragà, ‘sta cosa non si poteva vedere…

Concludendo il discorso console portatili, il Game Boy fu la mia prima chiave di volta nella grande guerra Nintendo-Sega, visto che mentre gli amichetti ricchi giocavano mezz’ora a Columns – bullandosi dei colori e della grafica turbo sgravata – prima di sputtanare 6 stilo e quindi attaccare il Game Gear alla presa e mandare in blackout tutta Roma nordest, io continuavo a sparare a cannone le propagandistiche sovietmusichette di Tetris. Certo, poi loro mettevano il TV Tuner e si vedevano i Cavalieri dello Zodiaco sul Game Gear e io no, ma vuoi mettere?

In Soviet Russia, Tetris plays you.

Ma torniamo al NES.
È da quando ho iniziato a scrivere l’articolo che ci penso, ma onestamente non mi viene in mente nessun altro gioco in collezione, oltre allo split Super Mario Bros./Duck Hunt. Si vede che era un periodo di magra per la mia famiglia e non ricevevo giochi in regalo, boh.
Di certo due li avrei voluto troppo: Gauntlet II e Super Mario Bros. 3.
Il primo se lo fece prestare mio cugino e ricordo ci giocammo insieme al mare (Campomarino Lido, nei pressi di Termoli, provincia di Campobasso, Molise, Italia) per tutta l’estate e non indugio a raccontarlo perché prima o poi ci scriverò un articolo a sé stante.
Il secondo me lo prestò la figlia di amici dei miei genitori e ci giocai, come al solito, a casa di mio cugino a Campobasso (Molise, Italia), un quadro a testa. Se non ricordo male il gioco salvava solo i mondi, quindi se per caso ci trovavamo a metà mondo e dovevamo spegnere, in realtà spegnevamo solo la televisione e lasciavamo acceso il NES. Per giorni. Finchè una volta, verso la fine del 7° mondo, nostro record personale, non saltò la corrente. Per la disperazione non giocai più a Super Mario Bros. 3 per anni.

Maledetti musi gialli!!

La mia scalata verso la pura nintendosità venne però rallentata proprio da mio cugino una volta che scordai il NES a casa sua.
Quando ci tornai, mesi dopo, trovai al suo posto un Sega Master System con Rescue Mission e non so che altro. In pratica, mio cugino aveva venduto il mio NES e aveva comprato il SMS e pretendeva pure che io fossi contento.
Ma erano altri tempi e si era tutti più semplici, quindi dopo una mezza giornata di litigi a cazzo, eccoci a 10cm dalla tv (“Eh, perché se ti attacchi al vetro poi non c’è gusto!”) a sparare ai maledetti soldati nemici e ad aiutare il simpatico salvatore alla guida del suo merdoso vagòn-carretto a mano!.
Cazzo quanto amavo i giochi con la pistola!


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