prologo, ma non quello del gioco che come si vedrà in seguito è in realtà il gioco in sé. prologo della recensione
la prima volta che ho preso l’aereo avevo tipo diciassette anni e l’esperienza mi segnò davvero, soprattutto perché la hostess era bona ma veronese e quando vide il numero del mio posto si girò verso la collega e le disse passenger 57 terrone ad alta quota, che messa così magari fa ridere ma per me fu un trauma e spiega come mai non ho giocato a nessuno degli altri titoli dedicati al silenzioso assassino.
solo una volta uscito dal tunnel dei caffè borghetti mi sono reso conto che agent 47 e passenger 57 non hanno davvero nulla in comune, e così mi sono potuto confrontare almeno con questa ultima reincarnazione di telly savalas magro con la regia di uwe boll che dio sicario mi sono pure visto la prima mezz’ora.
chi me lo ridarà mai quel tempo? forse tu, misteriosa ostessa dell’aria che segnasti gli anni della mia postadolescenza, stupida puttana?

prologo. del gioco. che è in realtà il gioco in sé
per conto di quest’agenzia con la quale i tuoi rapporti sono abbastanza tesi da far pensare si tratti del fisco devi seccare una tipa, che è bona e ovviamente mentre tu fai strage di guardie super addestrate ma con gravi disturbi dell’attenzione lei non trova niente di meglio da fare che starsene sotto la doccia a insaponarsi le zizze per evitare problemi di censura. non si capisce bene perché deve morire, c’ha questa ragazzina con il pendaglio magico tipo vladimir luxuria che poi sarà il motivo per cui tu tradisci l’agenzia, evadi le tasse e mandi tutto a puttane d’alta quota. però la ragazzina conosce il kung fu quando c’ha il pendaglio, quindi sì.
insomma inizia il gioco e tu sei l’assassino che arriva col camion dei gelati e fa subito fuori i due soldati di guardia al cancello, parenti stretti di homer simpson che accorrono ad armi basse e bava alla bocca. e vai con il tutorial.
che è davvero bello. ti spiega, ti accompagna, ti fa sentire davvero un killer silenzioso e scaltro, spari col silenziatore, ti acquatti, ti travesti, nascondi i cadaveri senza neanche copularci un po’ perché tutto sommato sei una personcina a modo, lanci coltelli, mannaie e mannaia la madonna perché quel cuoco del cazzo ci mette due ore a chiacchierare e altrettante a morire di overdose da sonniferi. che userai anche col capo delle guardie.
poi arrivi dalla tipa, guardi la zizza insaponata, la uccidi e hai fatto, sei ammirato, ti senti pericoloso, agile e veloce, quasi ti dimentichi del ragazzino obeso che a tredici anni fu deriso da tutta la 3a F perché nell’inutile tentativo di salire sulla pertica si lasciò scappare una scoreggia rumorosissima. però lo sai che è lì, dentro di te, ad aspettare il nuovo gioco di sparare e uccidere nemici muscolosi.
però niente, il prologo non è ancora finito in realtà, devi andare a salvare vladimir chang. e qui cominciano i problemi, perché c’hai l’istinto che puoi fermare il tempo e mirare contemporaneamente a quattro guardie e ucciderle come il peggiore dei max payne che l’ultimo fa davvero cacare a spruzzo.
solo dopo questa inutile strage finisce il prologo, ma in sostanza finisce anche il gioco, perché poi le venti missioni che ti aspettano dopo un po’ ti scassano la minchia e allora va bene starsene dietro un riparo ad aspettare il momento giusto per colpire, va bene il ragionamento, va bene travestirsi da inserviente pelato e con un tatuaggio dietro il cranio coperto da un cerotto perché hai provato a togliertelo con un rasoio e quindi lo spettacolo non è dei più gradevoli ma a quanto pare non è che dia tanto nell’occhio, l’importante è il tutino grigio che inganna anche il più scafato degli scagnozzi ma ovviamente non la messicana con lo swiffer che fino a due minuti prima faceva da complemento d’arredo ma poi a un suo semplice singulto accorre pure la s.w.a.t., va bene l’elicottero che non ti vede se stai dietro una scatola di cartone nonostante non hai la barba non mangi lucertole e non leggi fumetti, ti perdono tutto perché davvero voglio fare l’assassino nel deserto del sud dakota, poi però diocane se tiro un termosifone in faccia a milly d’abbraccio negra vestita da suora e poi mi chiudo in un cassonetto della spazzatura e alle guardie sta bene così allora perché quand’ero ragazzo e spacciavo il fumo mi correvano appresso pure nei vicarielli? solo perché ero chiattone? allora vaffanculo lo stealth per magri.
io sparo.

commento finale
hai presente quando da ragazzino ti regalavano le costruzioni e sulla scatola c’era un altro ragazzino biondo che lo sapevi già che da grande sarebbe diventato muscoloso e capace di scalare pertiche d’ogni risma e misura tant’è che sulla scatola aveva costruito tutto un centro residenziale con palazzi, piscine e tutto il resto e tu al massimo mettevi insieme dei tozzi parallelepipedi che tanto valeva farci un cubo e li chiamavi grattacieli?
ecco, io no, perché a quell’età ero troppo impegnato a correre nei vicarielli, però la sensazione che ti dà hitman absolution è questa, e l’unica soddisfazione è che alcuni nemici sono biondi e muscolosi.

voto
decisamente sopravvalutato. ma il voto proprio, come momento democratico. che dio cane adesso pure casa pound.