Venticinque anni fa usciva Metal Gear. Non Metal Gear: Solid, Metal Gear e basta.
Un gioco che non si inculò nessuno.
A Marcelo l’avevano fregato.
Gl’aveva venduto, quel marocchino d’un senegalese, una copia di Theme Park spacciandoglielo per Theme Hospital ma Marcelo voleva dargli una seconda possibilità a quel negro di “Cinquemila” e perciò, uscendo di casa, si portò dietro il ciddì per andarlo a cambiare, nonostante dovesse prima passare a scuola a vedere i quadri.
Perché tutti si meritano una seconda occasione, anche quel balordo di Cinquemila. Certo, quando la seconda occasione te la impongono però, è una bella rottura di cazzo.
Lo avevano ‘steccato’ a Marcelo, e se ti fai a steccare alle medie, cominciano a giudicarti anche nelle bische di borgata e nelle bische, almeno lì, voleva mantenere la reputazione del ‘bravo ragazzo’, anche perché sennò è un attimo che ti chiedono di consegnare dei pacchi a delle persone che non ci devi sbirciare dentro però, che tanto non c’è niente di che.
Se ne stava lì, nel cortiletto della sua scuola – intitolata a un drogato di spalle con la voce alterata, di quelli che andavano tanto in tivvù nell’era Bonconpagni – a guardare come facevano i bulli a notificare a terzi il fatto che fossero stati bocciati, senza sembrare dei ritardati ma anzi, guadagnando su alcune ragazzine – tra le quali c’era Tina – anche dei punti charme.
Tina, con lei si che avrebbe voluto una seconda occasione.
La prima se l’era giocata malissimo in quanto, su suggerimento del suo “CuginoGrande” Mino, quando li avevano presentati le aveva stretto la mano in un modo che in quel periodo andava nelle discoteche e che significava che volevi scopare; gesto audace che spesso pagava ma che, ancor più spesso, pagavi tu; specie se in quelle discoteche c’andavi la serata giusta. Un 20.ooo lire per bocca e 50.000 tutto quanto.
Non era andata bene con Tina -immaturità, per Mino – e non era andato bene quasi niente quell’anno e ora Marcelo se ne stava lì, nel cortile della Drogato di Spalle, con una copia pirata di Theme Hospital in mano a ripetersi mentalmente che, se in un futuro fosse andato “tutto male”, avrebbe sempre potuto arruolarsi, che tanto la vita militare non poteva essere più brutta di come te la figuravano in Rainbow six. Almeno non più insignificante, cazzo.
-A Cinquemì, non è Theme Hospital questo è Theme Park!
-Theme Park!
-Eh, è pure in inglese, tacci tua!
Marcelo Colon, checchè tessesse le lodi dei dialoghi di Final Fantasy VII, in giro per i forum dei fan della Squaresoft, non andava molto bene in inglese; non andava bene in nessuna materia, a dire il vero, tranne forse in italiano.
Oltre a non dispiacergli la narrativa e la letteratura, Marcelo s’appassionò alla materia anche perché, una volta, aveva sentito la Prof. di italiano parlare bene di lui nella sala docenti, a quel mostro borgesco della Prof. di sostegno, la quale seccamente le rispose “ma chi, Colon? Quel merdone?”.
-Senti Cinquemì, me pio nantra cosa! ‘Sto Theme Park è ‘na merda!
-Funziona! Funziona!
-Funziona ma nun lo vojo, famme vede che c’hai!
Sul telo bianco di Cinquemila, la consolidata pratica neo-piratesca proiettava i titoli più famosi del momento ma anche qualche classico del passato: accanto a quella cagata di Tomb Raider III, per esempio, c’era anche il suo predecessore che, probabilmente, qualcuno aveva espressamente richiesto; c’era Fifa ’99, ma con una copertina artigianale che in luogo di Bobo Vieri, vedeva un pallone da calcio in computer grafica; c’era Tekken 3, che ancora faceva presa sui cazzoni e c’era Darkstalkers, che invece non si inculava nessuno nonostante fosse il miglior picchiaduro del XX secolo.
-Prendi questo! Questo nuovo! Bello!
Cinquemila, avendo notato la municipale dall’altra parte della strada, aveva fretta di togliersi Marcelo dalle palle e quindi gli porse uno dei suoi pezzi pregiati.
–Syphon filter? Ma pe’ chi m’hai preso!? tiettela ‘sta merda!
Syphon filter lo spacciavano sui vari magazine videoludici come un gioco rivoluzionario; il capostipite di un nuovo genere: lo Stealth! A Marcelo però sembrava più una specie di test psico-attitudinale a matrice audio/visiva, in quanto oltre a filmati lunghi un frego e doppiati ammerda, ti offriva solo e soltanto la possibilità di stare fermo immobile per un preciso minutaggio, allo scadere del quale se non sparavi in testa al nemico incombente di turno in un tempo “t” misurabile in frazioni di secondo, dovevi rimanere fermo immobile un altro giro.
A Cinquemila però di tutto questo non fregava un cazzo, lo preoccupavano solo i vigili che si stavano bevendo tutti i suoi “colleghi” dunque, con fare nervoso, raffazzonò il telo con i giochi, tolse dalle mani di Marcelo “I mirabolanti acchiottamenti di Gabe Logan” e gli mollo un’altra custodia con la cover stampata in modalità risparmio .
-Prendi questo! Questo è meglio!
E se ne andò, quel magrebino d’un senegalese, lasciando Marcelo con in mano soltanto il disco A, d’un gioco di cui aveva sentito parlare giusto da quel vecchio coglione del cugino Mino.
-Oh! Dice che mo’ esce il seguito di Metal Gear!
-E che sarebbe?
-Come che sarebbe? Metal Gear te rompe er culo! Ma te che cazzo ne sai che invece de scopa’ stai ancora a giocà a Spyro The Dragon!
Dunque assumendo il sillogismo di Mino, quel Metal Gear doveva essere un qualcosa di assimilabile allo “scopare” e non il solito giochetto di guerra, in due dimensioni e approssimativamente ispirato a Rambo, che sembrò a Marcelo quella volta che si scaricò la ROM per l’emulatore dell’MSX2 e ci giocò per pochi minuti.
Arrivato a casa quindi, Marcelo schiaffò il ciddì dentro la plei, che quella era giornata per le seconde occasioni. Se non quella, quale?
Di lì, Marcelo Colon entrò nel mondo di MGS e forse fu proprio grazie alla seconda occasione di Kojima che scoprì che la poesia alla fine non è solo roba da froci, ma piuttosto è una condizione dell’essere. Condizione che puoi applicare quasi a tutto; sicuramente ai videogiochi, forse anche alla merda ed ai merdoni.
Troppo tardi
Da un pertugio mi sporgo senza indugio
Potente, ma al temp stesso molla
Squacquarella
Sorprendo chi ignaro non m’attende
Del water innalzo la marea
Diarrea
Tonante irrompo nel tuo giorno
La mutanda io siglo tuo malgrado
Dilago.
Alle Prof. di sostegno, M.C.