La gioia di comprare un gioco nuovo è sempre fortissima, immaginatevi quando vi viene regalato all’improvviso, senza motivo apparente, in nessuna occasione speciale. Ti svegli una mattina e Steam ti dice “un tuo amico ti ha regalato un gioco”. Che fai, non lo apri un culto per il tuo amico? Non prepari un altare con la sua foto e tante candele profumate? Come avrete capito, il gioco in questione regalatomi è Dungeon of the endless.
Le cose belle finiscono presto e l’entusiasmo del primo giorno viene spezzato dalla notizia più triste che un uomo possa ricevere nella vita: il tuo wrestler preferito è morto.
L’8 aprile scorso, il grande Ultimate Warrior ci ha lasciati. L’uomo che per me più di ogni altro ha incarnato, nella sua figura di wrestler prima e di uomo dopo, gli Stati Uniti d’America tutti.
I Sioux, gli Apache, i Pawnee, gli Shoshone vivevano e combattevano nei muscoli pulsanti del nostro eroe (altro che il posticcio Tatanka), nello stesso tempo gli USA repubblicani, omofobi e retrogradi parlavano tramite l’uomo James Bryan Hellwig Warrior. Già, perché col tempo James Bryan Hellwig cambiò il suo cognome legale in Warrior. Becere invettive repubblicane viaggiavano sul suo blog e nei suoi programmi radiofonici, ma io continuavo a volergli bene, perché alla fine la sua filosofia poteva essere riassunta con io tollero tutti purché ognuno a casa sua oppure se diventiamo tutti froci poi ci estinguiamo.
Ma perché ci stai raccontando tutto questo? direte voi.
Perché la totale completezza del wrestler/uomo Ultimate Warrior è molto simile a ciò che è riuscito a creare Dungeon of the Endless.
Quella che seguirà è parzialmente una recensione pregiudiziale, essendo ancora in via di sviluppo non tutte le opzioni e possibilità che il gioco prevede sono utilizzabili.
L’antefatto è più classico che mai: dei reietti, convinti dallo Stato a lavorare (come schiavi) sul pianeta Auriga per riguadagnarsi un posto nella società, decidono invece di dirottare la nave perché voci di corridoio affermano che su Auriga ci siano dei resti della civiltà galattica nomade Endless. Il pianeta, che è protetto da un sistema difensivo, distrugge la nave. Si salveranno pochi “fortunati” che atterreranno all’interno di una minacciosa struttura di fattura Endless.
Il nostro obiettivo quindi sarà trovare la fine dell’enorme labirinto in cui precipitiamo, mantenendo attivo e soprattutto al sicuro il generatore energetico (che ha la forma di un cristallo) della nave.
DoE ci prende per il culo da subito, possiamo scegliere infatti tra due livelli di difficoltà, troppo facile e facile, qualcosa non torna di sicuro.
All’inizio, dovremo scegliere fra tre personaggi il nostro equipaggio (composto da due elementi), ognuno ha le proprie skill e peculiarità, andando avanti ci sarà la possibilità di incontrare mercenari che dietro pagamento (stemmerde) si uniranno al gruppo ma potranno essere selezionati solo se li si porta vivi alla fine del gioco.
Dungeon of the Endless è potenzialmente il gioco fastidiesque per eccellenza. Come riportato da Copons nello scorso benaugurio DoE racchiude molti degli elementi che più ci sono venuti a noia negli ultimi anni. Come i fiocchi di neve, non ci saranno mai due partite uguali, i dungeon avranno sempre un nuovo aspetto e ad ogni morte dell’equipaggio potremo dire addio alle risorse e punti esperienza accumulati in partita.
Il dungeon è composto da stanze, in alcune delle quali potremo costruire accumulatori di risorse: meccanica (per costruire apparecchiature), scienza (per scoprire nuovi apparecchi o potenziarli) e cibo (per curarsi, salire di livello e pagare i mercenari), e in quelle più piccole potremo mettere solo sistemi difensivi.
Ogni stanza avrà una o più porte, che una volta aperte “segneranno il tempo”. Mi spiego, l’apertura di ogni porta farà aumentare le risorse ma farà anche partire le ondate di nemici. Qui arriva l’altra componente fastidiesque, i nemici infatti si dirigeranno prepotentemente verso il cristallo senza passare dal via, bisogna fare in modo che il cristallo sia ben difeso se non dovessero bastare i presìdi, e starà a voi potenziare a dovere e dirigere l’equipaggio verso il combattimento (e anche gdr e tower defense sono sistemati). Tra un’ondata e l’altra, finirete (se sopravviverete) per trovare l’uscita verso il dungeon successivo; a quel punto, un membro dell’equipaggio dovrà tornare a prendere il pesante cristallo (che vi rallenterà sensibilmente) e portarlo attraverso tutto il dungeon fino alla stanza in questione.
Se non avete capito niente, cercatevi i video su youtube che io non mi so spiegare bene, sono ancora scosso dalla notizia di Ultimate Warrior.
Per quanto riguarda l’aspetto grafico, ci troviamo di fronte alla sempre più abusata (e, secondo Copons fastidiesque) caratterizzazione dei personaggi in stile 8 bit che a molti piace e a molti altri no, decidete voi, a me piace e pure parecchio. I bui labirinti in cui ci si muove verranno illuminati solo se userete le stanze con i sistemi difensivi o gli accumulatori di risorse, altrimenti vi toccherà combattere nell’oscurità. Se mal sorvegliate, le stanze in cui passano indisturbati i nemici potrebbero essere distrutte, perdendo così la possibilità di accumulare le risorse.
Per come è messo adesso, il gioco già si piazza abbondantemente sopra la sufficienza, il lavoro svolto è eccezionale anche se chiaramente non tutto è perfetto ma, se Amplitude fa le cose per bene, potremmo trovarci fra le mani un titolo davvero ottimo sotto molti punti di vista. Non ci resta che aspettare fiduciosi.
P.S.
Andate a giocarvi subito WWE All Stars che è un gioco meraviglioso e potrete rendere onore al Guerriero.